Ieri si è corsa la 20a tappa del Giro d'Italia 2012 con arrivo sullo Stelvio.
A vincere è stato il belga De Gendt che ha compiuto una vera impresa al punto che stava per impensierire la maglia rosa riuscendo ad ottenere negli ultimi km un vantaggio di quasi 5 minuti e 40, il suo ritardo in classifica generale.
Damiano Cunego è giunto secondo, il suo ritardo in classifica generale era di 6 minuti e 9 secondi ma lungo i 22 km dello Stelvio ha perso contatto dal vincitore di tappa al punto che si è scatenata la polemica sul suo non fermarsi ad aiutare il compagno di squadra Scarponi dietro che è scattato negli ultimi km.
Una tappa bellissima con il Mortirolo a 60 km dall'arrivo circa, affrontato da un versante inedito dove si raggiungevano pendenze al 22% su strada in cemento, sembrava di assistere ad una gara di Mountain bike...
Insomma veramente un momento di alto ciclismo con la fuga del ragusano Damiano Caruso (un campionissimo, una grande speranza del ciclismo siciliano, speriamo bene per il futuro) nel gruppo di testa fino a Bormio quando è stato fermato dalla Liquigas per aiutare il capitano Ivan Basso che doveva per forza inventarsi qualcosa in quest'ultima tappa prima della cronometro per vincere il Giro d'Italia e invece ha rischiato di staccarsi pesantemente negli ultimi km anche se ha reagito da grande campione.
A fine gara però un pò di delusione per questa corsa rosa mi è venuta, erano anni che non vedevo un italiano escluso dai primi due posti in classifica; a memoria bisogna tornare a quando vedevo i primi Giri d'Italia con Tony Rominger del 1995 ed Evgenij Berzin vincitore del 1994.
Nel 1996 invece vinse Pavel Tonkov ma secondo arrivò un sorprendente Enrico Zaina.
Sono passati più di 15 anni ma ancora ricordo le battaglie che si correvano sulle irte strade del Giro con scatti e controscatti nonostante le cronometro fossero determinanti per la vittoria finale.
Ecco... appunto... critico tantissimo le troppe prove contro il tempo del Tour de France, però mi accorgo che uno scalatore ha l'obbligo di attaccare per recuperare il deficit delle cronometro quindi spettacolo su spettacolo basti ricordare le mitiche imprese di Pantani per avvantaggiarsi il più possibile su Tonkov nel 1998 (che brividi...) e su Ullrich nel Tour dello stesso anno.
Il Pirata era un attaccante nato ma aveva il terrore delle cronometro quindi scattava per avvantaggiarsi il più possibile e lo spettacolo era assicurato, ieri invece in vista di una cronometro di soli 30 km cosa è successo? Nulla di nulla tra i primi della generale che si son marcati stretti!
Nella tappa del 20 maggio quella vinta da Rabottini nel gruppo maglia rosa erano in sei, con un marcamento stretto e una paura di perdere che ha fatto solo male al ciclismo e allo spettacolo.
Onore dunque a Damiano Cunego che ha provato per ben tre volte ad andare in fuga e anche se poi raggiunto e superato dai migliori ha perso minuti in classifica generale, almeno ci ha provato emozionando.
Insomma un Giro d'Italia noioso in confronto a quelli passati... troppo equilibrato con ben tre ciclisti oggi a disputarsi la vittoria finale, senza nessuna speranza per gli italiani; Scarponi a cronometro non è un drago ed è attualmente terzo a 1 minuto e 51 dal primo in classifica (troppi).
Joaquim Rodriguez è in maglia rosa ma va più piano di Hesjedal che ha da recuperargli 31 secondi; a sua volta il canadese non è forte quanto il belga De Gendt ma ha nei suoi confronti un bel vantaggio di 2 minuti e 18.
Trenta km però non sono tanti.
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